Sbatti il mostro in prima pagina


Mi sto rendendo conto che un blog non è l'ideale per metter giù i propri pensieri a puntate perché i singoli post vengono pubblicati in ordine decrescente. Se ancora non avete letto le puntate precedenti (ed ammesso che ve ne possa fregare qualcosa, come ho già scritto...) dovrete necessariamente iniziare dal fondo. Ma torniamo a noi. Nel 1983, mi ero sposato da un paio di mesi, mi telefona una vecchia compagna d'università:"Compra OGGI del 21 dicembre: sei fra gli indiziati!" In copertina c'era una foto del povero Enzo Tortora e già questo non era di buon auspicio. Dentro, a pagina 20, il servizio che vedete nella foto, dedicato ad una misteriosa serie di delitti in ambito universitario inaugurata dall'assassinio di Francesca Alinovi, giovane e bella assistente di Estetica al Dams di Bologna, massacrata brutalmente a coltellate. A pagina 21, una foto ed una didascalia: "Un clima di angoscia." La foto - e la didascalia lo dice - si riferisce ad un saggio teatrale studentesco, ma la sua cupa atmosfera, con tutti quegli studenti in nero, lascia immaginare, nemmeno tanto velatamente, che l'assassino potrebbe aggirarsi fra loro.... Peccato solo che il delitto Alinovi risalisse all'estate precedente (1982) mentre quella foto era vecchia di dieci anni! Lo so perché quel "tossico baffuto" indicato dal cerchietto rosso sono io. Pesavo 59 chili e la calzamaglia nera allora me la potevo orgogliosamente permettere. Se la mettessi oggi, potrei sembrare un "Bibendum" in abito da sera! Ma non è dei miei problemi di linea che volevo parlare. Quell'articolo mi fece riflettere sulla superficialità di certi giornalisti che, pur di mettere assieme il servizio e magari lo scoop, vanno a rovistare come sorci dentro agli archivi, trovano una foto e la buttano lì, senza nemmeno chiedersi se sia pertinente o meno o se il loro disinvolto modo d'agire non possa in qualche modo danneggiare persone che neppure conoscono. Una lezione questa, che, assieme a numerose altre, ho sempre cercato di tenere a mente quando, dieci anni dopo, mi sono messo a fare l'editore. E' pur vero che mi occupo di argomenti molto più ameni e "leggeri" quali possono essere i modelli volanti, ma l'etica professionale è una e vale per tutti. Degli anni che vanno dal 1982 al 1993, mi costa un po' parlare. A volte mi viene da pensare che ho buttato via i migliori anni della mia vita facendo un lavoro che non mi piaceva, ma tutto fa esperienza ed anche quella mi è servita, non lo posso negare. Per un decennio o giù di lì, ho fatto il copywriter, lo sceneggiatore ed altre cose per una casa di produzione cinematografica che si occupava principalmente di film industriali e di formazione professionale. Un mio film per la rete di vendita della Renault Italia ha anche ottenuto una "nomination" (quanto odio questa parola...) a "The New York Festivals" per il film industriale, ma... non me ne frega niente. Oggi, provo un senso di nausea se solo devo schiacciare il tasto "play" di un videoregistratore. Di quegli anni ricordo soprattutto la fatica di dover intrattenere rapporti con persone spesso finte e sgradevoli. Se avete mai avuto a che fare con grandi aziende (soprattutto con quelle a partecipazione statale) e se ancora non avete portato anche voi il cervello all'ammasso, avrete certamente notato che quasi sempre esiste un rapporto di proporzionalità diretta fra la stronzaggine degli individui e la posizione che essi occupano in azienda. Tanto più uno è testa di cazzo, figlio di troia ed incompetente, tanto più è intraprendente e traffichino ed è quindi altamente probabile che gestisca un centro di potere tanto più importante quanto più grande è la sua bastardaggine. Non so voi, ma per me passare un'intera giornata a rapportarmi con delle teste di cazzo è una cosa devastante. L'ho fatto per più di dieci anni. Poi, per fortuna, è arrivata "Mani pulite". L'azienda per la quale lavoravo non vi è stata direttamente coinvolta, ma la generale atmosfera di "terroir" che regnava, faceva sì che nessuno avesse più il coraggio di prendere una decisione: i capo-ufficio acquisti non firmavano più nulla e noi ci giravamo i pollici. A mia moglie andava meglio perché, se non altro, viaggiava. Lei lavorava per un'agenzia di stampa e durante le ferie (contrariamente a me ne aveva parecchie) continuava con la sua vecchia attività di accompagnatrice turistica in Unione Sovietica, dato che, pur essendo italiana, parlava un russo ed un francese ineccepibili. "Mani Pulite" (per me) ed il "crollo dei muri e delle ideologie" (per lei) stavano per segnare un punto di svolta cruciale. Quando ci trovammo improvvisamente col culo per terra, non avremmo mai immaginato che di li a pochi anni ci saremmo ripresi in maniera così bizzarra...

Commenti

Anonimo ha detto…
Che dire Cesare, ho letto anche le "puntate" precedenti, quando conosci una persona in un certo ambiente non ti immagini neppure lontanamente quale percorso l' abbia condotta sin li, i casi sono due: o la tua vita è stata molto più interessante della mia, oppure sei semplicemente riuscito a rendere questa impressione grazie alla capacità ed allo "stile" nello scrivere.
In ogni caso complimenti
Simone
Anonimo ha detto…
Avrei una cosina scritta sul Corriere della Sera da aggiungere all'immagine della scritta sul muro.
Se ppòffà?
Se sì ,come?

Post popolari in questo blog

La voce del padrone non è digitale

La costa a sottovento

Per quel che ve ne può fregare....