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Visualizzazione dei post da gennaio, 2006

Norimberga, 1978

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1° luglio 1978: Zeppelin Feld, Norimberga. Di fronte all'imponente struttura marmorea che solo 40 anni prima era stata sede delle adunate oceaniche del Terzo Reich, ci sono ancora una volta oltre 100.000 giovani ariani (?) schierati. Questa volta, però, hanno pagato il biglietto per entrare e vedere una leggenda vivente: il "giudeo" Robert Zimmermann, ovvero Bob Dylan. Quando si dice l'ironia della sorte, eh?!? Lì in mezzo ci sono anch'io, con altri tre amici che insieme a me si sono sobbarcati un massacrante tour de force Roma-Norimberga sulla mia ormai famosa A112 rosso pomodoro. Di lì a pochi giorni devo partire per la naja e l'occasione di vedere per la prima volta uno degli "eroi" della mia generazione non me la perdo di sicuro! Di quel concerto mi rimangono un bellissimo ricordo e poche foto ingrigite. Se solo avessi immaginato che, a partire dal 1994, a Norimberga ci sarei tornato tutti gli anni all'inizio di febbraio... Già perché q

Via dalla pazza folla

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Finalmente, il 26 febbraio dello scorso anno sono riuscito a coronare un mio vecchio sogno e ad andarmene da Roma. Era anche il sogno di mia moglie, ma lei lo ha scoperto soltanto dopo. Oggi, vivere in una grande città come Roma è piacevole solo se uno può abitare in centro, ma se abita in un condominio di 14 piani e 112 appartamenti in periferia e la mattina si deve sciroppare un bel pezzo di raccordo anulare per andare al lavoro, dov'è più il vantaggio di vivere nella Capitale? Dato che il nostro lavoro lo permette, abbiamo unito "casa e bottega" e ce ne siamo andati in campagna. Riorganizzare la nostra vita è stata dura, ma alla fine ne abbiamo ricavato solo vantaggi e... Soufflé. A Roma non ci potevamo permettere di tenere neppure un bacarozzo, ma qui è un'altra cosa e così il 9 aprile è arrivato lui. Pesava mezzo chilo ed aveva un mese e mezzo. La foto qui sopra è stata scattata cinque minuti dopo che era arrivato e si vede: è letteralmente nel panico! La prima n

Il genio della lampada

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Quando mi stufavo di girarmi i pollici, mettevo le dita sulla tastiera per dedicarmi ad un'attività collaterale al mio hobby. La maggior parte dei frequentatori di questo blog sa bene di cosa si tratta, ma per gli altri dirò solo che, sin dalla tenera età di 11 anni, costruisco e faccio volare aeromodelli. Questa mia passione per alcuni anni è andata soggetta ad alti e bassi, soprattutto durante l'adolescenza e la giovinezza, periodo in cui ho avuto altri e più attraenti interessi. All'inizio degli anni '80 però, anche per disintossicarmi dalle "gioie" del lavoro, ho ripreso con continuità, tanto che per un periodo mi sono trovato alla guida di un'associazione che si occupava di aeromodellismo storico. Fra i miei compiti c'era anche la stesura del notiziario, attività che all'epoca richiedeva un hardware molto semplice: macchina da scrivere e ciclostile. Sono passati poco più di vent'anni dall'inizio della rivoluzione informatica, ma sono c

Marketing e fumo

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Come dicevo nel post del 24 gennaio, all'inizio degli anni '90 la mia principale occupazione sul lavoro consisteva nel girarmi i pollici. Anche mia moglie, dopo l'imprevista e repentina chiusura della sua agenzia di stampa era rimasta disoccupata e, oltretutto, senza liquidazione. Quest'ultimo problema venne in seguito felicemente risolto con una lunga e durissima causa di lavoro. Nel frattempo, dovendo mangiare, trovò impiego in una sedicente agenzia di marketing e incentive per la quale aveva già lavorato come esterna, accompagnando con successo un paio di viaggi. Una volta assunta venne però retrocessa al ruolo di segretaria tuttofare con orario di lavoro "flessibile". La flessibilità era ovviamente solo nel senso della dilatazione, mai della contrazione. Il problema, se non avete mai avuto a che fare con un'agenzia di marketing, è che quasi tutti i cosiddetti managers rientrano in una forchetta tipologica che va dall'imbecille presuntuoso e millant

Farewell Angiolina

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Permettetemi una pausa ed un rapidissimo flashback. Come dicevo, ho trascorso gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza ad Arezzo, che allora era la provincia della provincia e che, come ogni piccola città che si rispetti, aveva alcuni personaggi caratteristici che alimentavano il folklore e la mitologia locali. Il più caratteristico di tutti era lei: l'Angiolina, detta anche "la Spùtaci" per una sua singolare e "pericolosa" caratteristica. L'Angiolina era una barbona, una drop-out, un'esclusa... insomma: una di quelle persone che per ragioni ignote ai più, un bel giorno finiscono ai margini della cosiddetta "società civile". Di lei si favoleggiava che da giovane fosse bellissima anche se, come vedete dalla foto, ci vorrebbe una gran fantasia per crederlo. Solo oggi, dopo tanto tempo, mi accorgo di quanto somigliasse a Carlo Pisacane, il leggendario "Capannelle" de "I Soliti Ignoti" di Monicelli! Ma l'Angiolina a

Sbatti il mostro in prima pagina

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Mi sto rendendo conto che un blog non è l'ideale per metter giù i propri pensieri a puntate perché i singoli post vengono pubblicati in ordine decrescente. Se ancora non avete letto le puntate precedenti (ed ammesso che ve ne possa fregare qualcosa, come ho già scritto...) dovrete necessariamente iniziare dal fondo. Ma torniamo a noi. Nel 1983, mi ero sposato da un paio di mesi, mi telefona una vecchia compagna d'università: "Compra OGGI del 21 dicembre: sei fra gli indiziati!" In copertina c'era una foto del povero Enzo Tortora e già questo non era di buon auspicio. Dentro, a pagina 20, il servizio che vedete nella foto, dedicato ad una misteriosa serie di delitti in ambito universitario inaugurata dall'assassinio di Francesca Alinovi, giovane e bella assistente di Estetica al Dams di Bologna, massacrata brutalmente a coltellate. A pagina 21, una foto ed una didascalia: "Un clima di angoscia." La foto - e la didascalia lo dice - si riferisce ad

Dagli anni di piombo agli anni di merda

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(Segue dal post del 18 gennaio): In realtà, già prima del servizio militare, nel 1977, ero sgusciato dall'altra parte della barricata e dopo una breve esperienza in una “radio libera” ero passato a condurre programmi radiofonici alla RAI (“Radio2 21 e 29”, “Mass Music”, ecc.). Un'attività molto più soddisfacente, non solo dal punto di vista economico. La comunicazione in tutte le sue forme mi ha sempre interessato, mentre la vendita (e “promuovere un artista” è sicuramente una forma di vendita) non fa per me. Per vendere bene un prodotto bisogna saperlo valorizzare davanti agli occhi del potenziale acquirente e per far ciò bisogna crederci per primi, spesso in maniera totalmente acritica. Nel mio caso provavo un'enorme difficoltà nell'andare a proporre con toni entusiastici, “artisti” che facevano cacare me per primo... Mi si leggeva in faccia che non ci credevo e si capiva benissimo che, quando facevo ascoltare un disco al funzionario di turno, avrei ben volentieri s

Per quel che ve ne può fregare....

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...fra un mese avrò 52 anni. E non mi chiamo Soufflé. Quello è il nome del mio meraviglioso gatto che vedete nella foto a fianco (della primavera scorsa) mentre schiaccia un pisolino sulla scrivania. “Il Graffio di Soufflé” è il titolo di una rubrica polemica che gli ho affidato sulla mia rivista. Sì, perché faccio l'editore e non trovo nulla di strano nell'affidare una rubrica ad un gatto. Naturalmente non ho sempre fatto l'editore e lo scopritore di talenti felini. Fino a 22 anni ho avuto una vita felice, poi ho cominciato a lavorare. Sono arrivato a Roma nel 1976, proveniente da Bologna, dove studiavo Lingue e Letterature straniere. In realtà dovrei dire che arrivavo da Arezzo, città nella quale i miei s'erano trasferiti da Torino quando avevo quattro anni, ma ormai vivevo a Bologna in pianta quasi stabile... “Ma tu, di dove sei?” , ogni tanto qualcuno mi chiede. Bella domanda. “Equamente distribuito”, potrebbe andare bene come risposta? Le origini della mia famiglia