Il genio della lampada

Quando mi stufavo di girarmi i pollici, mettevo le dita sulla tastiera per dedicarmi ad un'attività collaterale al mio hobby. La maggior parte dei frequentatori di questo blog sa bene di cosa si tratta, ma per gli altri dirò solo che, sin dalla tenera età di 11 anni, costruisco e faccio volare aeromodelli. Questa mia passione per alcuni anni è andata soggetta ad alti e bassi, soprattutto durante l'adolescenza e la giovinezza, periodo in cui ho avuto altri e più attraenti interessi. All'inizio degli anni '80 però, anche per disintossicarmi dalle "gioie" del lavoro, ho ripreso con continuità, tanto che per un periodo mi sono trovato alla guida di un'associazione che si occupava di aeromodellismo storico. Fra i miei compiti c'era anche la stesura del notiziario, attività che all'epoca richiedeva un hardware molto semplice: macchina da scrivere e ciclostile. Sono passati poco più di vent'anni dall'inizio della rivoluzione informatica, ma sono certo che molti giovani nemmeno sanno cosa sia un ciclostile. Meglio per loro. Nell'azienda in cui lavoravo, i computer sono entrati molto presto (intorno al 1986) e si trattava di Macintosh, macchina alla quale sono sempre rimasto legato da un sincero affetto professionale. Buttato alle ortiche il ciclostile, mi misi ad impaginare il notiziario sul minuscolo monitor in bianco e nero di un Mac Plus, con l'ausilio di un primitivo scanner (anch'esso in bianco e nero) e nientemeno che PageMaker 1.0! Il "master" altro non era che una stampa laser che veniva poi fotocopiata nel numero di copie necessario (circa 300) piegate una per una a mano. All'inizio erano 8 pagine, ma se ricordo bene, arrivai fino a 16. Nel frattempo preparai anche un annuario che venne però stampato in tipografia e che oggi, ormai introvabile, è divenuto quasi un oggetto di culto fra gli appassionati. Il tutto naturalmente, all'insegna del più puro volontariato. Talmente puro, che ogni tanto mi ritrovavo a mettermi le mani in tasca per mandare avanti l'associazione... Nel 1993, quando ormai eravamo ridotti alla proverbiale canna del gas, apparve il "genio della lampada", che per l'occasione aveva assunto le sembianze di un vecchio amico, anche lui aeromodellista. Il desiderio a disposizione era solo uno e, almeno in quel momento, era più suo che mio. Mi propose di riaprire una vecchia e leggendaria rivista, pubblicata a Roma dal dopoguerra alla metà degli anni '50. L'antico editore era un personaggio decisamente fuori dal comune. Si chiamava Gastone Martini ed era originario di Rosolina, nel Polesine. In gioventù fu uno dei fondatori della cosiddetta "Scapigliatura Rodigina", una sorta di congrega fondata attorno alla metà del 1920 da un gruppo di giovani intellettuali rodigini che si riunivano per discutere di problemi culturali, di carattere sia locale che nazionale. La maggior parte dei giovani scapigliati, come Eugenio Ferdinando Palmieri o Giuseppe Marchiori o Gigi Fossati, firmava articoli sul giornale locale, il "Corriere del Polesine". Uno di loro, Pino Bellinetti, quel quotidiano lo dirigeva. C'erano poi Gastone Martini ed Enzo Duse, il "fioraio" Livio Rizzi e la giovane e bellissima attrice Albertina Bianchini, della quale, per la verità, alcuni erano pure innamorati. Uno dei luoghi preferiti di ritrovo degli intellettuali della città era lo storico "Caffé Lodi". Altro luogo di ritrovo era la villa di Pino Bellinetti in via Piave. Ed è lì che gli scapigliati iniziarono ad accarezzare un ambizioso progetto, quello di creare una rivista che avesse voce in capitolo nel panorama della cultura nazionale. Il 1° marzo del 1927 venne così stampato il primo numero de "L'Abbazia degli Illusi", un mensile diretto da Palmieri e che portava il sottotitolo di "breviario del tempo perduto". La rivista era in linea con le idee programmatiche della corrente di "Strapaese", guidata da Mino Maccari e Leo Longanesi e si opponeva a "Novecento", pubblicazione guidata da Massimo Bontempelli. Vi venivano pubblicati testi teatrali ed interessanti elezeviri a firma dei vari componenti della redazione. L'avventura dell' "Abbazia", però, durò soltanto un anno e nel 1928 il giornale chiuse. Alcuni di quei giovani intellettuali, infatti, non avevano trovato nel Polesine un terreno fertile per le loro aspirazioni ed erano stati costretti ad emigrare. Martini, che aveva alcuni problemi di salute che consigliavano per lui un clima più salubre, giunse a Roma e forte della sua esperienza finì a dirigere "L'Aquilone", settimanale di propaganda aeronautica per i giovani che, fra le altre cose, si occupava anche di aeromodellismo. Nel dopoguerra iniziò una sua personale avventura denominata "Edizioni Pegaso" e, col supporto di alcuni giovani che avevano collaborato con lui all'Aquilone, lanciò Modellismo, una rivista che per stile, impaginazione e grafica, avrebbe fatto epoca. Ma Modellismo era solo una delle tante pubblicazioni della Pegaso. C'era anche "la Settimana a Roma", un settimanale di cultura e spettacolo decisamente innovativo per quegli anni. Troppo innovativo. Se oggi di pubblicazioni di questo genere sono piene le edicole, negli anni '50 i tempi non erano ancora maturi ed il falllimento della "Settimana" trascinò con sé tutta la casa editrice, incluso Modellismo. Martini si ritirò a vita privata in una vecchia mansarda in Via Veneto e nel 1992, anno in cui apparve il mio "genio della lampada", era ancora vivo ed intellettualmente vegeto. Dico intellettualmente perché fisicamente era paralizzato a letto da molti anni, ma aveva ancora un'intelligenza vivissima e trascorreva le sue giornate, che erano un continuum spazio-tempo nel quale le ore di luce e quelle di buio non fungevano più da spartiacque fra notte e giorno, a scrivere commedie. Lo andammo a trovare per chiedergli se avesse nulla in contrario alla riapertura di Modellismo. Naturalmente no, ma non solo: fu letteralmente sbalordito dal fatto che, dopo così tanti anni, qualcuno si ricordasse ancora della sua "creatura". Modellismo riaprì nel marzo del 1993, con la stessa identica testata della prima edizione e con alcune belle copertine illustrate di analogo sapore. A parte la copertina a colori, erano solo 48 pagine in bianco e nero, una scelta condizionata soprattutto dal limitato budget a disposizione. A posteriori devo ammettere che la cosa si rivelò geniale perché, se da un lato servì a riconquistare immediatamente i vecchi lettori, riuscì anche - con la sua stravaganza - a calamitarne di nuovi. Oggi l'aspetto grafico di Modellismo è molto diverso (lo potete vedere nel sito della rivista), ma la filosofia di fondo è rimasta la stessa. Gli inizi sono stati duri, davvero. Un conto è fare un notiziario semiclandestino che circola fra poche persone, un altro è pubblicare una rivista con tutti i crismi dell'ufficialità e quindi soggetta alle migliaia di adempimenti burocratici che affliggono il settore dell'editoria in Italia. Nei primi due anni di vita della rivista ho fatto tutto da solo, ma via via che aumentavano i lettori l'impegno diveniva sempre più gravoso, fino a che un giorno... il genio della lampada ha fatto le valigie e con la schietta correttezza che aveva sempre contrassegnato il nostro breve ma bellissimo rapporto professionale, mi ha detto: "Io mi ritiro. Se vuoi andare avanti da solo ora ti arrangi, altrimenti chiudiamo la società." Chiudere? Proprio adesso che le cose cominciano a girare per il verso giusto? Proprio adesso che mia moglie è stata appena licenziata dalla famigerata agenzia di marketing? Quando si dice il caso... 36 anni lei, 40 io, era evidentemente giunto il momento di uscire da quel mercato degli schiavi che fino ad allora così tanto ci aveva preso e così poco ci aveva dato. Affanculo tutti! D'ora in poi si fa come diciamo noi, senza dover più rendere conto alla prima testa di cazzo alla quale un destino cinico e baro ha offerto l'opportunità di gestire una fetta di potere e vessare il prossimo!

Commenti

Anonimo ha detto…
AMEN
Valerio Ceccherini
Anonimo ha detto…
Ma come, oggi non hai scritto niente?
E' una giornata che aspetto!

"Complimenti"
Carlo Minotti
Ste41 ha detto…
Oggi vengo a conoscenza di questo blog e leggo della nascita di modellismo, proprio in queste settimane, che sto sistemando l'archivio di riviste del gruppo Falchi....
Vediamo fino a che anni arrivo con Modellismo ;)

Ps abbiamo anche un sacco di riviste polacche (credo) da catalogare, ci dovrebbero essere annate complete
Ste41 ha detto…
Ops dovevo firmarmi

Stefano Artina

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