Dagli anni di piombo agli anni di merda

(Segue dal post del 18 gennaio): In realtà, già prima del servizio militare, nel 1977, ero sgusciato dall'altra parte della barricata e dopo una breve esperienza in una “radio libera” ero passato a condurre programmi radiofonici alla RAI (“Radio2 21 e 29”, “Mass Music”, ecc.). Un'attività molto più soddisfacente, non solo dal punto di vista economico. La comunicazione in tutte le sue forme mi ha sempre interessato, mentre la vendita (e “promuovere un artista” è sicuramente una forma di vendita) non fa per me. Per vendere bene un prodotto bisogna saperlo valorizzare davanti agli occhi del potenziale acquirente e per far ciò bisogna crederci per primi, spesso in maniera totalmente acritica. Nel mio caso provavo un'enorme difficoltà nell'andare a proporre con toni entusiastici, “artisti” che facevano cacare me per primo... Mi si leggeva in faccia che non ci credevo e si capiva benissimo che, quando facevo ascoltare un disco al funzionario di turno, avrei ben volentieri scavato un buco in terra per nascondermi. E invece dovevo star lì, a spiegare quanto “innovativo” fosse lo stile di questo o di quello. Quando è troppo è troppo: molto meglio stare dall'altra parte e veder soffrire colui che io ero fino a poco tempo prima! C'era il rovescio della medaglia, naturalmente. Si lavorava con contratti a termine di pochi mesi e con lunghi periodi di pausa accuratamente studiati dall'azienda onde evitare di doverti assumere per forza. Beninteso: tutto dipendeva dai legami politici che ognuno si sapeva creare. A Radio Due, la rete democristiana per eccellenza, spadroneggiava Comunione e Liberazione ed io, libero pensatore di famiglia laica ed anticlericale, molto spesso mi sono chiesto come ho fatto a resistere fino al 1982. Uno dei ricordi più piacevoli dell'ultimo periodo riguarda l'incontro con Arnoldo Foà, col quale per quasi un anno ho condotto un programma pomeridiano che, se non erro (a volte la memoria mi falla...), aveva il fantasioso nome di "Disco Club”. Foà, oltre ad essere uno straordinario attore ed un professionista d'altri tempi, era (e sicuramente è ancora) una persona spiritosa ed imprevedibile. Una delle sue gags più divertenti era quella del “cugino”. A volte capitava, ad esempio al bar, che qualcuno s'avvicinasse chiedendo: “Scusi, ma lei è Arnoldo Foà!?” Lui fulminava subito l'interlocutore con lo sguardo e rispondeva con voce cupa e stentorea: “NO, sono suo cugino! Purtroppo ci somigliamo come due gocce d'acqua, ma io non voglio aver nulla a che fare con quella testa di cazzo!!!” A quel punto il malcapitato s'allontanava rinculando a testa bassa e farfugliando scuse incomprensibili mentre Foà, impassibile, tornava a sorbire il suo caffè. Il problema peggiore era per chi stava con lui: se era la prima volta che assisteva alla scenetta restava disorientato, ma se già sapeva quel che stava per accadere, aveva il suo bel da fare a cercare di non scoppiare a ridere! Sia come sia, nel 1982 decisi che poiché mai mi sarei piegato a fare il baciapile, la mia esperienza di lavoratore precario alla RAI era conclusa. Finivano gli “anni di piombo” ed iniziavano gli “anni di merda”, quelli della Milano da bere, dei nani e delle ballerine. Sono mai finiti, a volte mi chiedo? (Segue)

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