Thailandia per stomaci delicati


La Thailandia è un paese bellissimo ed io, un po' alla volta, sto cercando di girarla in lungo e in largo. Per ora sono stato due volte a Bangkok e al nord durante un viaggio verso il Laos, altro paese meraviglioso. Tutta l'Indocina è splendida. Almeno così immagino, dato che in Cambogia ed in Vietnam non sono ancora stato ma conto di farlo presto, lavoro permettendo. Sono, o almeno mi sforzo di essere, un viaggiatore. La differenza rispetto al turista è sostanziale: quest'ultimo viaggia possibilmente in gruppo, prenota il "tutto compreso" da casa, non cerca e non vuole imprevisti o sorprese. Se poi, al ritorno dalla Thailandia, vi racconta che è stato in vacanza a Pattaya, allora vuol dire che è andato semplicemente a troie. Pattayà (con l'accento sull'ultima sillaba) è un'anonima località balneare a sud di Bangkok con un mare orrendo ed un'elevatissima densità di go-go bars per abitante. Praticamente un "maialificio" dove non c'è assolutamente nulla da vedere se non carne umana, peraltro spesso di qualità niente affatto disprezzabile.


Se invece siete interessati alla carne commestibile, la cucina thai ha molto da offrirvi. Questo a patto che non facciate parte di quella maggioranza d'italiani viziati, schizzinosi e pieni di fisime che pretende comunque di viaggiare per avere poi la soddisfazione, una volta a casa, di raccontare quanto si mangia male in giro per il mondo. A onor del vero bisogna ammettere che gli italiani rappresentano solo la punta dell'iceberg della "schifiltosità"; il resto degli occidentali non è da meno. Prendete ad esempio gli americani: sono uno dei popoli più arroganti, grossolani ed ignoranti della terra, ma, almeno in questo caso, l'ignoranza è per loro un'autentica benedizione.
Gli americani, in genere, non sono mai interessati a sapere cosa stanno mangiando. Infilate qualcosa in una busta sigillata o in un barattolo, scriveteci su un po' d'istruzioni per l'uso e loro si ficcheranno in bocca tutto il contenuto senza fare una piega e senza porsi domande.
Quando arrivano in Asia e vedono la roba esposta nei mercati, non reagiscono meglio degli italiani ed i loro stomaci fanno il triplo salto mortale: enormi tòcchi di carne di animali sconosciuti, mucchi di organi non meglio identificati, teste tagliate, festoni d'intestini, zampe di pollo... il tutto ammucchiato su banchi circondati da ventilatori le cui pale si sforzano inutilmente di tenere lontani gli insetti. Le foto che vedete, scattate al mercato di Nonthanburi, un sobborgo a nord di Bangkok dove i turisti non mettono piede ma i viaggiatori sì, forniscono una rappresentazione visiva di quanto sto descrivendo.


Pensate forse che tutto questo sia molto diverso da un qualsiasi mattatoio occidentale? Comunque, sebbene gli stranieri non abbiano la minima idea di cosa sia tutto quel carnaio, una volta al ristorante scoprono che i menus orientali sono molto didascalici e si attardano con dovizia di particolari sui dettagli dell'offerta: "Zampe di pollo fritte", "Muso di porco arrosto", "Ravioli ripieni di ovai di granchio"... disgustoso vero?


Da noi, sugli scaffali del supermercato, potete trovare sotto varie forme un prodotto che ha diversi nomi commerciali, ma che gli americani chiamano genericamente "Potted Meat". Si tratta di una crema dall'aspetto equivoco che ricorda, nell'odore e nell'aspetto, il cibo per cani e che probabilmente viene prodotta con gli scarti del suddetto. L'etichetta suggerisce di servirla spalmata su crackers e tartine, anche se probabilmente sarebbe più adatta ad essere spalmata su un foglio di carta igienica. Ma vediamone gli ingredienti uno per uno:
Partiallly defatted pork fatty tissue. Come dire: "grasso di maiale un po' meno grasso perché l'abbiamo sgrassato". Beef tripe (ovvero: intestini di manzo); pork stomach (chissà se assieme allo stomaco c'è anche il contenuto dell'ultimo pasto del "pòer pursèl"?); pork liver (il fegato! Ecco uno degli organi non meglio identificati al mercato!); pork fat (aridagli col grasso di maiale! Questo però è puro ed integro. L'ideale per rivestire le arterie...). Beef tongue - Lingua di bue. Non so voi, ma io ho sempre sognato di fare lingua in bocca con una mucca. Peccato solo che non ne abbia mai trovata una abbastanza vacca... Water. Sì, acqua... ma è più probabile che si tratti del liquame che scorre nei canaletti di scolo del mattatoio. Chicken - Pollo. Mmmmh... troppo generico. Lì dentro ci sono di sicuro il becco, la cresta, le zampe, il culo (non è forse "il boccone del prete"?)... tutto il pollo. Intero.
M'immagino anche i discorsi fra gli addetti al mattatoio:
"Ehi ragazzi! Intanto che macelliamo tutta la fattoria, ficchiamo anche qualche pollo nel tritacarne. Che ne dite? Però, mi raccomando: che sia intero e con tutte le penne, che come solleticano le papille gustative quelle lì!".
Flavourings
- Aromi naturali. Ovvero scarafaggi, calzini puzzolenti, sporcizia delle unghie degli addetti alla macellazione, ecc. Extractives of paprika - Estratto di paprika. Estratto?!? La paprika è già peperone essiccato in polvere... che cazzo ci sarà da estrarre, mi domando?!

Eh sì... gli americani ed anche gli italiani cultori del fast-food non se ne rendono conto, ma in Thailandia potrebbero sentirsi tranquillamente a casa propria: tutti gli ingredienti della loro dieta preferita sono lì, sui banchi del mercato. Basta solo mischiarli un po' assieme...

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